venerdì 25 ottobre 2013

Sonetto sonante sopra le righe, ancorché umile e umido (di rugiada), per il dí genetliaco di Viola Amarelli

[Nota aggiunta a gennaio 2014. Questo mio sonetto, all'insaputa della dedicataria (che poi ne ha avuta spero gradita sorpresa), è stato inserito in un volumetto antologico edito in occasione del secondo anniversario dell'inizio delle attività di Letteratura Necessaria.]


Flautanti auguri a te, mia Viola eletta,
bel fior che – pur se il balbo babbio mondo
l’assedia ohibò d’ebbr’erbe erèbee a tondo,
spinosette – con suono di spinetta

spiega i petali ogn’alba e di foglietta
in foglietta da sé discrolla il pòndo
di bríniche perlucchie e col profondo
oficlèide del sól s’intona e duetta,

né il suo canto si méschia alla melassa
che glassa altrui orticel d’oboèi sospiri
bensí non sdegna la glissata grassa

di cazzimma che fa ch’io piú l’ammiri;
a tai concenti io godo, e che tu goda
è il desio che al desk mio a poetar m’inchioda.



1 commento:

Marco Palasciano ha detto...

Vedi anche il sonetto di quattro anni prima: http://palasciania.blogspot.com/2009/10/i-nostri-auguri-alla-poetessa-viola.html